Rumore #2
Tra incoerenze e promesse disattese da parte del governo Meloni, sembra che non si voglia proprio insegnare allә adolescenti ad avere un rapporto più sano tra di loro e con il proprio corpo.
Per l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole non c’è scampo
di Sofia Centioni
È notizia di qualche settimana fa la retromarcia del governo Meloni sull’introduzione di corsi di educazione sessuale nelle scuole medie e superiori. Infatti, durante un’interrogazione parlamentare, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha specificato che i 500 mila euro stanziati dalla legge di Bilancio per finanziare questo tipo di corsi saranno invece destinati alla formazione del personale docente, soprattutto sul fronte della prevenzione all’infertilità. Questo è stato possibile grazie a un ordine del giorno approvato all’interno della Manovra.
Anche per il 2025, quindi, si può dire addio alla speranza di vedere attuati corsi di educazione sessuale nelle scuole. E questo non sarebbe il primo flop del governo Meloni. A fine 2023, infatti, a poche settimane dal femminicidio di Giulia Cecchettin, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara aveva introdotto dei percorsi di “Educazione alle relazioni”, rivolti alle scuole secondarie di secondo grado, per contrastare la violenza maschile sulle donne. Si trattava di programmi del tutto facoltativi che avrebbero dovuto prevedere gruppi di discussione formati da alunnә e coordinati dal personale docente per realizzare “un processo di maturazione educativa”. Nel testo della direttiva, inoltre, si faceva esplicito riferimento a un’attività di monitoraggio per verificare l’efficacia di questi interventi.
Peccato che da allora sia passato più di un anno e quasi nessuna scuola abbia introdotto questo tipo di percorsi – che, comunque, si sarebbero dovuti svolgere in orario extra curricolare. Federica Modena (psicologa che lavora in diverse scuole medie e superiori di Bologna) ci ha infatti spiegato che «Nelle classi non è mai passata nessuna circolare e nelle scuole in cui lavoro non sono mai stati attuati progetti del genere, tanto meno si è mai vista anche solo l’ombra di controlli». Un’altra promessa non mantenuta, insomma.
Ad oggi, infatti, in Italia «i programmi di educazione sessuale sono gestiti dalle Asl; si tratta di una serie di attività che prendono in considerazione tutti gli aspetti della prevenzione primaria, e coinvolgono gli operatori e le operatrici del consultorio», continua Modena. Lo scopo di questi programmi è quello di fornire le informazioni essenziali relative alla salute sessuale. A ragazze e ragazzi si parla delle diverse forme di contraccezione, dei servizi messi a disposizione dal consultorio; si promuovono buone pratiche come l’autopalpazione e i controlli regolari. Il tutto per un totale di due ore all’anno per ogni classe quarta.
Non si tratta, quindi, di veri e propri percorsi di educazione sessuale inseriti in maniera organica all’interno dei programmi scolastici, cosa che invece avviene già da tempo in diversi Stati europei. Nei Paesi Bassi, per esempio, programmi simili sono stati introdotti dal 1955, in Germania dal 1968 mentre in Francia dal 2001. In questo caso, l’intento non è solo quello di spiegare come funzionano gli apparati riproduttivi e come evitare gravidanze indesiderate, ma anche e soprattutto far sì che ragazze e ragazzi acquisiscano gli strumenti necessari per vivere in maniera sana e consapevole la propria sessualità. Per questo, alcuni Paesi hanno inserito programmi di educazione sessuo-affettiva già nelle scuole elementari, modulando gli argomenti a seconda dell’età: si parla di educazione alle relazioni, all’ascolto di sé e dell’altrә all’affettività e al consenso, un aspetto essenziale nel contrasto alla violenza maschile sulle donne.
E invece in Italia l’Istituto superiore di sanità ha rilevato che dal 2021 si è registrato un aumento esponenziale delle malattie sessualmente trasmissibili. Come mai? Tra lә under 25 non si hanno a oggi abbastanza informazioni: 1 studente su 10 pensa, per esempio, che il coito interrotto protegga dalle infezioni e 1 su 5 che la pillola anticoncezionale svolga anche questa funzione.
Creare maggiore consapevolezza già prima dell’adolescenza, inoltre, è un buon modo per imparare a conoscere meglio il proprio corpo e saperlo monitorare. Provare dolore durante i rapporti sessuali o nei giorni delle mestruazioni, per esempio, è spesso sintomo di malattie che possono essere trattate, come vulvodinia o endometriosi. Eppure, a causa di un’ignoranza dilagante rispetto a questi temi – quando si parla di salute sessuale femminile, poi, non c’è scampo – sintomi del genere continuano a essere sistematicamente sottovalutati se non ignorati, a partire dal personale medico. Ed ecco che per avere una semplice diagnosi moltissime donne sono costrette ad aspettare anni, se non decenni.
L’assenza di programmi di educazione sessuale che possano dirsi tali continua, di generazione in generazione, a rafforzare finti approcci pseudo-puritani e a crescere adolescenti inconsapevoli e in difficoltà a gestire le proprie emozioni, con tutto ciò che ne consegue. Spesso, infatti, il solo corpo nudo rimane fonte di disagio e imbarazzo. «Io lavoro anche con licei artistici, in cui lә studentә devono rappresentare corpi nudi», afferma Modena. «Mi è capitato spesso che ragazzi e ragazze venissero da me perché a disagio nel portare a termine queste esercitazioni. Ma è problematico, perché significa che a quel corpo viene attribuito innanzitutto un significato sessuale, quando non è così. Un corpo nudo è solo un corpo nudo».
Ma non solo. Un altro rischio è quello che, in mancanza di programmi ministeriali, ognunә si organizzi per sé e che, più in generale, la diffusione di certe informazioni sia relegata alla sensibilità dellә singolә dirigentә o insegnanti. Il Comune di Roma, per esempio, ha da poco lanciato un bando di 420 mila euro per finanziare progetti di educazione affettiva nelle scuole medie della capitale con lo scopo di aiutare ragazzi e ragazze a crescere in modo più consapevole e a contrastare la violenza sulle donne. I progetti finanziati saranno quindici, uno per ogni municipio e verranno realizzati negli anni scolastici 2024-25 e 2025-26.
Ovviamente, come da manuale, non sono mancate le critiche. Fratelli d’Italia, per esempio, ha sottolineato l’importanza del consenso esplicito dei genitori perché, ha affermato, «è inaccettabile che siano le istituzioni a insegnare ai figli qualcosa che spetta solo alle famiglie». Ma a essere inaccettabile dovrebbe essere l’esatto contrario; cioè che la diffusione di informazioni così importanti per un sano sviluppo sia affidata solo e soltanto alla sensibilità o capacità delle singole famiglie.
Per tornare alla questione del corpo, per esempio, «Ci sono famiglie molto aperte e serene all’interno delle quali i corpi nudi sono solo corpi; altre, invece, molto vergognose, che costruiscono veri e propri tabù intorno a questi argomenti. È inevitabile che poi i ragazzi si ritrovino spaesati e in difficoltà», spiega la psicologa.
Ma, se dalle singole iniziative possono nascere percorsi più o meno virtuosi, non è raro che in altri casi la direzione sia tutt’altra. La Regione Liguria ha recentemente pubblicato un bando che stanzia 220 mila euro per finanziare programmi di educazione affettiva e alle relazioni: bello, dirai tu. Peccato che questi soldi siano destinati esclusivamente alla Conferenza episcopale italiana. Quindi oratori e parrocchie potranno presentare progetti di formazione da sottoporre alla valutazione esclusiva della Cei. Ma come può un’istituzione religiosa fornire informazioni corrette e non parziali rispetto a temi come la contraccezione, l’interruzione volontaria di gravidanza, la masturbazione o banalmente la pillola del giorno dopo? È quello che si stanno chiedendo in moltә. Il presidente della Regione Liguria Marco Bucci, in tutto ciò, dice di saperne pochissimo.
In alcune scuole medie pubbliche di Veneto e Piemonte, invece, a organizzare corsi di educazione sessuo-affettiva è stato Teen STAR. Si tratta di un ente accreditato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito che si occupa di formare tutor, studentә e insegnanti sui temi dell’educazione sessuale e affettiva. Il problema è che, nonostante sul sito l’associazione si dichiari laica e aconfessionale, è stata fondata negli Stati Uniti dalla suora e ginecologa Hanna Klaus e dalla ginecologa della pontificia Accademia per la Vita Pilar Vigil. L’associazione si ispira esplicitamente alla teologia del corpo di Giovanni Paolo II per cui, per esempio, gli unici rapporti sessuali tollerabili sono quelli destinati alla riproduzione. La scelta di lasciare l’educazione sessuale nelle mani delle omelie del Santo padre polacco ha evidentemente suscitato qualche polemica. L’anno scorso, infatti, ragazze e ragazzi di una scuola media di Torino hanno fortemente criticato la presenza di Teen STAR nelle loro scuole.
Quello che viene insegnato a studenti e studentesse, infatti, è che la masturbazione e l’omosessualità sono distorsioni della natura, o ancora che il metodo contraccettivo migliore corrisponda alla pratica dell’astinenza sessuale durante i giorni di fertilità. Il metodo infallibile per individuare queste giornate? Semplice, sarà sufficiente controllare la propria vagina e segnarsi con delle lettere se è secca, umida o se ha prodotto un muco cristallino e trasparente. Niente di più affidabile, no? All’interno di questi corsi la parola aborto, ovviamente, non è neanche lontanamente pronunciata: secondo l’associazione si tratta di un tema divisivo che ai giovani non interessa poi più di tanto.
Quindi, a quanto sembra, non è vero che nelle scuole non si possa parlare di educazione sessuale a ragazzi e ragazze: basta che a farlo siano associazioni di ispirazione cattolica, pro-life, fondate sulle indicazioni di catechesi vecchie di quarantacinque anni, ma che renderebbero fiero quell’hater di cardinale Goffredo Tedesco (aka Sergio Castellitto, la vera star di Conclave).
Non te ne andare, anche per questo mese ci siamo segnate le letture più interessanti e qualche nuova uscita.
I consigli di Cronache di rabbia:
Emilia Pérez contro Jacques Audiard: un amalgama carica di razzismo e transfobia, l’articolo di Paul B. Preciado su El País
Cosa c’è di queer in Emilia Pérez, il film che sta dividendo una comunità, articolo di Elvira Del Guercio uscito su Domani (è un tema caldo, uno non bastava. E poi, magari non sai lo spagnolo)
Anora, il film di Sean Baker (vincitore a Cannes e candidato a sei statuette) ritorna nelle sale il prossimo 20 febbraio in vista degli Oscar. Anche lui è controverso, ma vale la pena vederlo
“Stalked”, il podcast di BBC Sounds prodotto dalla giornalista britannica Carole Cadwalladr (autrice dell’inchiesta sullo scandalo “Cambridge Analytica”)
“L’impero dei figli impossibili”. La serie di Chora Media scritta da Alberto Gottardo e Francesca Sironi relativa alla vicenda giudiziaria del dottor Severino Antinori, famoso ginecologo negli anni 90
Sapevo che un giorno sarei stata costretta a vedere uomini potenti distruggere il pianeta – non mi sarei mai aspettata sarebbero stati così sfigati, l’articolo di Rebecca Shaw per il Guardian
Maschiocrazia: perché il potere ha solo un genere (e come cambiare). Un estratto dal libro omonimo di Emanuela Grigliè e Guido Romeo, pubblicato su Valigia blu
La protesta degli studenti e la crisi politica: la Serbia riuscirà a liberarsi dell’eredità di Milosevic?, l’articolo di Tatjana Djordjevic uscito anche questo per Valigia blu